Alla politica serve un gilet

di Roberto Avanzi

Un gilet per tutte le stagioni, colore a scelta, da noi vanno di più le magliette e le felpe, una sorta di attività congressuale che si svolge per le strade, nessun iscritto o tessera da pagare (per ora), tesi chiare, ipotesi un po’ meno, ma soprattutto rabbia, una rabbia che si accumula e non si scarica mai, una rabbia che si trasforma in violenza ed esasperazione.

Questa sembra essere la frontiera della nuova politica, dove la necessità primaria è individuare un nemico e quello che esso rappresenta: il disagio sociale, non general generico, ma ben definito con al centro la situazione economica del singolo nella società avanzata occidentale.

Quando la politica non risponde, tradisce le promesse, ed anche i movimenti politici più populisti giochicchiano con gli interessi personali e pseudo elettorali, allora la società trova un modo di riemergere con nuove forme di pensiero politico, non associazionismo culturale o forme involute di civismo, ma aggregazioni su temi forti, sentiti da masse notevoli di persone.

Nell’attuale immobilismo della politica trentina, tutta intenta ad osservare i fatti e i misfatti del governo nazionale, si guarda agli accadimenti francesi con il classico distacco del pensiero autonomista (vecchio e consunto), qui siamo nel paradiso del cambiamento dove pare essere translato il pensiero aristotelico del motore immobile, cambiano gli interpreti, ma nulla muta a ben guardar, un pensiero che da alto diviene automatico: Autonomia come soluzione automatica e automatismo.

Qui i tafferugli sono più che altro schermaglie riportate dai giornali e dipinte come battaglie di etica valoriale e democrazia, ma anche in Trentino ci sono famiglie povere, gente in difficoltà, giovani senza lavoro, giovani che vanno all’estero, attività commerciali e imprenditoriali che chiudono, cultura ed educazione deprimente, rapporti sociali ridotti ai minimi termini, per non citare i cavalli di battaglia di alcuni partiti.

Presto si aprirà la stagione dei congressi della miriade di formazioni politiche presenti in questo Consiglio provinciale, sentiremo le stesse nennie ripetute fino allo sfinimento, valori e colpe, cose da fare e non fatte, colpevoli e innocenti, si citerà De Gasperi in tutte le salse (come sempre più spesso accade: a vanvera) si faranno promesse e fioccheranno i nuovi propositi.

Eppure i “nemici” ci sono anche qui per poter fare politica in modo serio, si chiamano: povertà, disoccupazione, scarsa cultura, maleducazione, una scuola da rilanciare, un menefreghismo senza precedenti, un individualismo esasperato ed esasperante, questi sono i nemici da combattere con una politica attiva, aggregante, territoriale.

Chissà se qualcuno vorrà farsi carico di questo Trentino reale, qualcuno avrà il coraggio di indossare un gilet del colore dell’orgoglio, del colore della verità, del colore della speranza?

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