Trento città senza politica

di Roberto Avanzi

Trento si avvicina lentamente, e direi inesorabilmente, alle prossime elezioni amministrative in piena confusione politica, ipotetiche coalizioni con maggioranze certe non se ne vedono e la città langue in una sorta di immobilismo senza precedenti, troppo debole per poter contare, priva di idee per poter proporre.

Divisa in sobborghi con maggioranze di consenso diametralmente opposte, attende senza ansie e qualche patema, la stagione congressuale, per capire quale sarà il suo destino del dopo Andreatta.

La fase è quella dei grandi silenzi, dell’immobilismo, e tutta l’attenzione, media compresi, è per la nuova coalizione del cambiamento a trazione leghista e i suoi affanni.

Persa nel passato e nella prosopopea della campagna elettorale delle provinciali, la stagione delle grandi opere torna nel cassetto dei sogni, mentre sul tappeto restano i soliti problemi irrisolti, risparmiamoci l’elenco.

Piccola città, grandi illusioni, vorrei, ma non posso, potrei, ma non so cosa, governata per inerzia da una burocrazia paralizzante e penalizzante, si trascina mesta inseguendo fasti di un tempo lontano, aggrappandosi all’università quale valore supremo, sempre più incline a giustificare invece che a spiegare.

A Trento si vive bene (chi vive bene), lo dicono le classifiche, chi vive male vive male (lo dicono le statistiche), allora come lo guardiamo il bicchiere? O vogliamo ignorare che è il capoluogo di una Regione, di una Provincia a statuto speciale.

Ecco la frase, arriva puntuale: “serve un sindaco con esperienza” (in realtà si direbbe con le palle, non facciamone una questione di genere, per carità), si, ma quale esperienza, quella della vecchia politica miseramente fallimentare, quella del: “fago mi”, o quella del compromesso ad libitum? 

Siamo alla decrescita infelice, mutuando in parte frasi spacciate da qualche guru come carma politico, nonostante il mercatino di Natale. Spetta alla politica, comunque, risollevarne le sorti, scorciatoie non ce ne sono, non un contratto per la città, ma un laboratorio politico con punti alti, fermi, capaci di dare risposte semplici a problemi complessi e irrisolti non ai partiti, ma ai cittadini.

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